LA BABYSITTER Terza (e ultima) parte

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  1. Aletto
     
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    In un primo istante l’ho odiata come detesti un pesce che quando credi di averlo tirato su e si spezza la lenza ,subito dopo ero invece preoccupato per le conseguenze se qualcuno avesse visto una scena del genere. Lei fece finta di niente si affacciò alla finestra da dove compariva solo la sua testa e dopo aver riferito che mio padre non c’era sbuffò di nuovo come se fosse delusa di scoprire che non fosse la persona che aspettava. Tornò indietro saltellando stavolta in modo più lento , facendo anche una pausa appoggiandosi con una spalla contro la parete e respirando un po’ a fatica e contemporaneamente abbandonando un po’ la testa tra le spalle , ma ostinandosi a comportarsi come se non avesse le braccia. Continuò i suoi saltelli che gli facevano balzare i suoi capelli castani sulle spalle , anche se stavolta aveva cambiato modo , saltando quasi lateralmente come se fosse guidata dalla spalla. Arrivata alla sedia guardò dietro di lei per assicurarsi che non sbagliasse bersaglio e poi si sedette , quasi cadendo, mentre nel frattempo gli chiesi chi era che aveva suonato. Lei mi rispose con un'altra domanda : “Vuoi muoverti a sciogliermi si o no ?”. Io le dissi: “Se ti fai imbavagliare si altrimenti ti arrangi”. Lei non mi fece nemmeno finire gridando: “NO!” e aggiungendo : “Quando viene la tua mamma vedrai se non glielo dico”. Quella minaccia mi spaventò ma allo stesso tempo mi indispettì , perché mi sentivo tradito , anche se in effetti la nostra collaborazione era solo frutto della mia fantasia. “Fai pure, e gli dico che fumi davanti a me quando loro non ci sono”. Per pochi istanti mi fisso con gli occhi arrabbiati e le labbra serrata come se fosse pronta per colpirmi , poi si arrese facendo cadere la testa in avanti. Presi un paio di calzini puliti , li appallottolai , e glieli infilai in bocca. Lei inizialmente oppose resistenza tenendo le labbra serrate poi si arrese anche se corrucciò la fronte come se non capisse cosa stavo facendo. In tutta calma andai dietro e le applicai la striscia di stoffa che partiva da sotto il suo naso e superava leggermente il mento, annodai i lembi per due volte dietro la nuca per sicurezza. Mi allontanai un po’ come per osservare un opera d’arte e mentre vedevo Sabrina che dava il profilo, con la schiena un po’ inarcata e la testa bassa come se fosse rassegnata. Il naso si appoggiava direttamente sul bavaglio che appariva enorme paragonato al suo viso , e i capelli erano completamente racconti nella striscia di stoffa, tranne la famosa ciocca che ora sembrava coprire interamente l’occhio e in piccola parte passare anche per il centro della fronte appoggiandosi sulla gobbetta del naso. Tutta la faccenda aveva preso una piega che non mi piaceva , soprattutto relativamente alle reciproche minacce , e dovevo trovare un modo di fare la pace. Mi avvicinai a lei e le misi il mio braccio sulle spalle chiedendole scusa in modo ironico e dicendo che non credevo che non riuscisse a liberarsi dato che riusciva una ragazzina della mia età. All’improvviso sentì un bruciore al fianco dovuto ad un pizzico atroce. Erano le sue mani legate che erano riuscite ad infilare le dita nella mia carne trascinando le braccia a modi contorsionista dal lato dove mi trovavo io. Mi spostai di fronte credendo di essere al sicuro , e le dissi che non era stata ai patti perché non aveva nemmeno tentato di liberarsi e a quel punto lei dopo aver socchiuso lievemente gli occhi come si fa per prendere la mira , o come quando si ride sarcasticamente , scalciò a pie pari , cercando di colpirmi e contemporaneamente si teneva aggrappata con le mani al legno dello schienale della sedia. Era una vera stratega in fatto di attacchi fisici , ma io avevo avuto un idea per sconfiggere questa insofferenza nel rispettare l’accordo. Le misi una mano in testa come si fa con i cuccioli , ma in segno di scherno , lei non me lo perdonò e alzò i piedi e mi calpestò le dita del piede che avevo più avanti. Non mi fece molto male ma enfatizzai per darle un po’ di soddisfazione e magari qualche senso di colpa.
    Andai nell’altra stanza accompagnato dal suo sguardo dopo averle detto che mi era venuta un idea ,e ritornai poco dopo con altre corde. Nel vedere cosa portavo con me sgranò gli occhi ,e dovette pensare che la volessi legare alla sedia , perché a questo punto sentendosi persa finalmente si decise ..Cominciò a far roteare i polsi nei legacci , stringeva i pugni e faceva forza strattonava come se volesse o potesse spezzare le corde, le sue braccia a volte si allontanavano dal corpo e avvolte si incollavano facendo si che la testa affondasse nelle spalle . A volte su buttava con il busto contro lo schienale della sedia all’indietro, altre volte lo chinava in avanti fino a toccare col viso le ginocchia. Mentre faceva tutto questo spesso ansimava respirando col naso poi ogni tanto si fermava respirando affannosamente come chi si è appena arrestato dopo un lunga corsa, e il respiro intenso fa sollevare e abbassare il suo seno . I suoi occhi erano lucidi , le sue gote rosse ,ci provò un ultima volta ,poi optò per i piedi , cercava di liberare le caviglie strofinando le gambe , come chi si vuole sfilare un paio di scarpe senza usare le mani, poi rivolse lo sguardo verso di me cacciando un semi urlo dal bavaglio che sembrava un ruggito soffocato, immediatamente dopo si alzò di scatto in piedi dandosi lo slancio con i piedi e cominciò a scappare saltellando per il corridoio. Io ero intento a districare le altre corde che non avevo previsto di usare ma la seguii comunque anche se non poteva andare da nessuna parte , per via del fatto che avrebbe potuto farsi del male. La trovai in bagno seduta sulla vasca che lottava ancora contro i legacci e li cominciai a legarla con una corda di cotone molto più lunga . Mentre le avvolgevo la corda attorno il busto sopra e sotto il seno mettendolo in evidenza lei borbottava qualcosa di incomprensibile ,ma le sue frasi erano complete come se stesso facendo un discorso fingendo che non fosse imbavagliata. Quandò finì di legarla quattro corde passavano sul petto sopra il seno, mentre altre 10 giravano attorno alle braccia e corpo sotto il seno,solo le piegature dei gomiti spuntavano appena dalle spire , ma la corda lunghissima avvolgeva ancora 6 volte il giro vita e avambracci.le chiesi dolcemente di alzarsi e lei ormai inerme ubbidì. Con un'altra corda strinsi un cappio attorno alle gambe , appena sopra le ginocchia e la gonna si tese attorno alle gambe dato che la stoffa di essa si era raccolta dietro a causa del cappio. Comincia a fasciare le gambe dalle ginocchia in su creando diverse spire. Quando cominciai a fare la stessa cosa da sotto le ginocchia in giù la gonna aveva già l’aspetto di una gamba di pantalone in cui lei aveva infilato entrambi gli arti inferiori.
    Ora era davvero legata come un salame quindi non si muoveva più per paura di cadere tenendosi quasi in bilico come se camminasse su una corda sospesa nel vuoto. Pochi istanti dopo la presi nei fianchi abbracciandola da dietro e a riportai in cucina, come fanno nei film quando trasportano una persona tramortita , camminando all’indietro lasciando che i talloni della persona svenuta struscino per terra. La appoggia con la schiena vicino alla credenza dove l’avevo vista appena tornato da scuola e le dissi che aveva 5 minuti per liberarsi. Lei prese di nuovo a lottare contro le corde stavolta scuotendo anche la testa come volesse farsi scivolare via dal viso il bavaglio , talvolta cercando anche di toglierselo sfregando la guancia contro la spalla , ma era del tutto inutile. Dopo un po’ sembrava immobile , con la schiena appoggiata guardava in alto , poi mi accorsi che non era ferma , ma stavo lavorando sui polsi concentrandosi solo su quella zona del corpo per questo sembrava pensare. Mi piaceva molto l’effetto dell’orlo arricciato della gonna che sbucava dai cerchi creati dalle corde , quasi lo stesso effetto dell’orlo di un sacco chiuso , ma sotto sopra. Decise pi di cambiare tattica , con molta cautela si staccò dalla credenza e decise di saltellare , verso il lavandino, ma in modo più lento e con pause più lunghe come se dovesse focalizzare un obbiettivo. Stavolta i suoi salti sembravano più pesanti e sembrava saltasse tutto assieme a lei , il senso , il sedere , forse perché strizzata nelle corde. Arrivata dove voleva scrutava inutilmente nel lavandino e dintorni cercando sicuramente un coltello o qualcosa che la potesse aiutare a liberarsi dei legacci . Fece un giro su se stessa saltellando lievemente per guardarsi intorno ma non vi era nulla , mentre io osservavo le sue stupende forme messe in evidenza , poi notò la sedia e decise di sedersi ancora una volta. Cominciò poi a muovere le gambe in modo nervoso come se volesse separarle cercando di oscillarle , ma il movimento era minimo , si vedevano solo le corde mettersi in posizione diagonale prima da una parte poi dall’altra, ma aderivano perfettamente a tal punto che la facevano sembrare un insetto intrappolato in una ragnatela. Fece un ultimo tentativo con la parte superiore del corpo abbassandolo fino a far premere il seno sulle cosce , stavolta faceva pressione con i polsi in modo continuo , come se si stesse sfilando un capo d’abbigliamento , ma non tenendo più i pugni serrati ma le mani aperte con le dita allungate come se le stesse stiracchiando . Poi si arrese , lo capii perché piantò la schiena e le spalle contro lo schienale della sedia e alzò il mento. Respirava in modo affannoso , si capiva guardando il petto , ma anche sentendo il respiro che fuoriusciva dalle narici. Per alcuni secondi rimase immobile , poi alzò le gambe tenendole in linea retta e guardandole come se non riuscisse a capacitarsi della resistenza della corde . Dopo aver rimesso i piedi a terra guardò verso di me facendomi cenno con la testa di andare li da lei , ma io non mi mossi. Poi lei guardò il suo grembo e le corde che le stringevano le gambe e subito dopo me per indicarmi che voleva essere liberata. Io di nuovo finsi si non capire , lei iniziò ad agitarsi oscillando le spalle e mugolando qualcosa in tono rabbioso. Mi avvicinai a lei per non farla arrabbiare e lei guardò l’orologio a muro e subito dopo me mugolando ancora , stavolta in modo più pacato. Era ovvio che mi voleva dire che il tempo era scaduto e che voleva porre fine al gioco, ma all’apice del mio sadismo , mentre lei muoveva le gambe su e giù in modo nevrotico tenendo una specie di ritmo frenetico , come fanno quelle persone che sono sedute ma sono agitate per qualcosa , le dissi che non avevo capito cosa volesse. Lei mi gridò un bel “vaffanculo”, che si riusciva a capire benissimo nonostante il bavaglio.
    Poco dopo guardò in direzione del lavandino , si diede la spinta sbattendo i piedi per terra e si alzò dalla sedie , perdendo quasi l’equilibrio per un attimo , poi saltellò fino al lavandino , si appoggiò al frigo ondeggiando la testa con un gesto di sconforto. Si ricordò poi che delle forbici erano in un cassetto nel mobile della cucina ma il cassetto era un po’ più basso ,gli arrivava alle ginocchia ,ma ci provò lo stesso ,saltellò verso il cassetto si mise di spalle cercando di flettersi un po’ per aprirlo con le dita ,ma perse l’equilibrio e saltellò rovinosamente con lo stomaco contro il tavolo. Aveva il taglio del tavolo contro la pancia e tentando di riprendere il controllo con le gambe le allungo lievemente , ma ciò facendo si trasformò in una specie di bastone di legno che appoggiato al bordo del tavolo in maniera obliqua poteva rotolare via , e così fu. Per un po’ resistette come quelle persone che nei film si aggrappano al cornicione con le dita , quelle stesse dita che poi lentamente scivolano via mollando la presa. Rotolò via dal tavolo , girando su se stessa e cacciando un urlo stridulo e secco , come avvolte fanno le ragazze quando gli lanci addosso qualche animale viscido e strisciante ,finendo col fianco sulla sedia , dove vi fu un pausa di qualche istante ,in cui stendendo ancora le gambe cercava di resistere , ma l’impresa si rivelò ancora un utopia dato che fece un altro mezzo giro cadendo col fianco sul pavimento. Anche se aveva attutito certamente la caduta , l’urto ci fu comunque , si capiva dagli occhi stretti e dall’espressione di sopportazione data dall’arricciamento del naso. Anche se nella mia mente rivivo la scena a rallentatore , in realtà tutto fu molto rapido ed io rimasi impietrito dalla paura , avevo il terrore che si fosse fatta male , e la colpa era mia. Per via della caduta ebbe un gesto di stizza, emanò un urlo furioso dal bavaglio e si agitò molto imitando quasi i movimenti di un anguilla, poi rotolava su se stessa finendo a pancia sotto , poi ancora finendo a pancia sopra riuscendo addirittura ad inarcare la schiena puntando il collo per terra come una sorta di ponte. Alla fine si arrese ancora ,rimanendo sul fianco con la testa a penzoloni con la tempia che toccava il pavimento e lo sguardo perso nel vuoto. Io corsi da lei e mi chinai preoccupato chiamandola e chiedendole se si era fatta male. Alzò la testa come se non facesse parte del resto del corpo come se volesse controllare che ero io , poi la riadagiò sul pavimento , sicura ormai di non potersi fidare di me . Poco dopo la tranquillizzai dicendo che la liberavo subito ,la sollevai afferrandola per i fianchi e la portai sulla sedia. La guardai dicendo : “Sei una frana” e malincuore iniziai a slegarla. Le liberai prima le gambe sotto il ginocchio , poi cominciai a slegare le sue caviglie ma lei non stava ferma cominciava a muovere le gambe disarcionando le corde. Liberai poi il corpo passandogli le corde sopra come fossero una maglietta da sfilare lasciando le parti più pericolose per ultime. Appena le liberai i polsi lei agganciò con le dita il bavaglio decidendo di abbassarlo , quasi strappandoselo via e sputando i calzini che ormai erano bagnati fradici , mentre io ancora cercavo di sciogliere il nodo dello stesso. Quasi ignorandomi andò al lavandino e riempì subito un bicchiere d’acqua che bevve tenendo una mano nel fianco. Il bavaglio era appoggiato sul suo petto a modi bandana come si vedono nei film con i cowboy. Si legò dunque i capelli in una cosa con un elastico , e subito dopo si girò intorno al collo lo straccio portando il nodo dalla parte posteriore ad anteriore per poter vedere il nodo che intendeva sciogliere. Sembrava tutto a posto e nulla faceva pensare che ci potesse essere un seguito. Tuttavia in modo tranquillo aprì il cassetto , lo stesso che aveva cercato di aprire prima senza successo e scelse la sua “arma” , un cucchiaio di legno e si avventò contro di me .Io scappai nel corridoio mentre lei mi veniva dietro , senza correre , ma a passo ritmico quasi da militare , sembrando quasi che si tratteneva dal compiere uno scatto perché voleva godersi la mia fuga. Mi chiusi nel bagno e lei si posizionò dietro la porta. La porta era di legno ma nel centro aveva una parte di vetro da cui potevo vedere la sua sagoma. Quasi come un film horror appoggiò la mano disarmata contro la vetrata e tamburellava con le dita sul vetro dicendomi che era tutto inutile e che dovevo uscire prima o poi , e infatti era così . Quando scomparve la sua sagome io aprì pian piano la porta cercando di non fare rumore , ma lei comparve all’improvviso e io non potetti fare altro che scappare nella porta a fianco che andava nella camera da letto dei miei genitori. Lei ovviamente mi raggiunse facilmente in camera da letto dei miei , mi spinse sul letto e cominciò a colpirmi con il cucchiaio sul sedere e sulle gambe. Dopo qualche colpo afferrai il cucchiaio con una mano per cercare almeno di difendermi , ma lei avanzò salendo sul letto con un ginocchio e passando al secondo attacco. Mi diede alcuni pizzicotti sulle braccia che erano molto dolorosi , ma ne era valsa la pena soffrire dopo quello che ero riuscito a realizzare. Quando la sua vendetta sembrò conclusa mi afferrò per un braccio e puntandomi l’indice verso il volto mi disse “Non solo laverai i piatti stasera , ma anche domani e dopo domani” . Io annuì con la testa e le tirandosi via dal materasso mi diede un buffetto dietro la testa. Una volta andata in cucina mi gridò di fare i compiti o sarebbero stati guai. Iniziai a farli ma è superfluo dire che non riuscivo a concentrarmi , ma nella mente mi ballavano sempre quelle scene che avrei voluto riprendere o fotografare. Per tutto il tempo che avevo fatto i compiti non l’avevo più vista , e non mi sentivo tranquillo , ma quando finì andai in cucina e la trovai davanti al forno intenta a cucinare . Lo si capiva anche se era si dpalle perché vedevo il nodo a farfalla sel grembiule che appariva dietro la schiena . Appena ebbe finito si tolse il grambiule , indossò il suo grosso giubbotto e fece per andare via senza dire nulla come faceva sempre. Già lo sapevo ma le chiesi se ne andava , lei rispose come al solito , mostrandomi il dito medio , e questo mi rese felice perché significava che quello che era accaduto non era una cosa che l’aveva turbata , almeno non apparentemente. Per far tacere il mio senso di colpa mi dicevo che almeno la sua giornata era stata meno noiosa del solito e poi che tutto sommato la “situazione” era durara poco più di mezzora . Il giorno successivo ritornò , ma non aveva la stessa gonna , ma bensì dei jeans molto aderenti , io mi dovetti accontentare di fantasticare con quelli , perché non sarei riuscito mai più a fare quello che avevo fatto quel giorno.
     
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    Molto bello.Adoro la parte dell'imbavagliamento...mi piacciono molto le ragazze imbavagliate in quel modo.Bravo!😊😊
     
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    complimenti...mai avuto io baby sitter, a me badavano nonne e zii. non mi sarebbe dispiaciuta un'esperienza così, anche se non possedevo le tue capacità di persuasione da piccolino...
     
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  4. Aletto
     
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    La storia è inventata non è mica reale .....Avevo chiesto se si potevano scrivere racconti e mi è stato detto di usare questa sezione ....nemmeno io ho mai avuto una babysitter , ma parte di quello che ho descritto era reale , anche se non rivelo quale parte ...Ho avuto esperienze reali anche da ragazzino , ma ho preferito scrivere storie su quelle che avrei voluto ovviamente che accadessero ...Poi non so se ho capito male , nel senso che la sezione è dedicata solamente alle esperienze reali posso romuoverlo , anche se mi dispiacerebbe un pò perchè vedo che ha molte letture....Cmq volevo ringraziare per i complimenti ...Apprezzo molto l'entusiasmo di lovegaggeddamsel....Grazie.
     
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  5. florentina11
     
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    Va bene così per me, l'importante è che se l'esperienza di cui si scrive è molto "colorita" dall'invenzione la cosa venga dichiarata. Per il resto gran bel racconto.
     
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    Wow bellissima la storia,davvero intensa.Quel ragazzo è stato proprio fortunato(anche se non esiste)
     
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5 replies since 15/3/2016, 23:30   2924 views
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