LA BABYSITTER Seconda parte

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  1. Aletto
     
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    Aggiunsi che una nostra compagna di classe ci impiegava pochissimo tempo nonostante fosse legata in modo molto efficace e che io non capivo come fosse possibile. Pensai a questa scusa sperando nel suo istinto di competizione, e infatti lei mi chiese quanto tempo ci metteva la mia amica a liberarsi. Io inventai sul momento dicendole che ci impiegava 5 minuti pressappoco. Lei non prese la cosa molto sul serio e allungò le mai verso l’acqua dove erano immersi i piatti , ma io come un fulmine le afferrai i polsi e li portai delicatamente verso di me, cosa che sembrò un po’ sorprenderla. Lei disse che era meglio se provavo con i miei amici perché lei non aveva voglia. Io allora le suggerì un qualcosa che sembrava più accettabile. Lei sarebbe stata legata e avrebbe provato a liberarsi per il tempo che io lavavo i piatti . Messa in questo modo sembrava più accettabile dato che era come negoziare sul tempo , ma lei non era ancora convinta. Si mise una mano sul fianco e con l’altra si coprì la bocca , nascondendo per un breve periodo le sue bellissime labbra che sembravano petali di rose, e solleticando ancora di più la mia fantasia perché avrei voluto essere io quello che la tappava la bocca. All’improvviso si abbassò verso di me appoggiando le mani sulle ginocchia dicendo “E i compiti ? Li faccio io”. Mentre mi guardava con aria interrogativa , io notavo che le maniche del maglione che aveva tirato su per lavare i piatti erano ricadute giù come una saracinesca, e il suo chinarsi aveva fatto tendere il tessuto della gonna che era finito per allungarsi dietro come se qualcuno l’avesse afferrata con un amo da pesca e la tirasse. Io risposi “i compiti li faccio dopo che sono pochi” , e poi aggiunsi “va bene ho capito che hai paura , lasciamo perdere”. Dissi ciò un po’ come tattica , ma in realtà un po’ mi ero davvero stancato , la cosa mi stava innervosendo ormai più che emozionando, e la tensione era arrivata alla stelle dentro di me. All’improvviso lei si accovacciò intrecciando le dita sulle ginocchia. La gonna dietro si posava sui talloni balzati fuori dalle pantofole , mentre in avanti formava rigonfiamento ad angolo. Tolse la mano destra dalle ginocchia e la posò sulla guancia. Io credevo che stesse riflettendo sulla mia proposta ma all’improvviso sussurrò quasi “guarda che schifo c’è qui a terra”, riferendosi ad una macchia causata da qualcosa che evidentemente era caduta da un piatto mentre veniva trasportato dal tavolo da cucina al lavandino. A quel punto sconsolato e deluso comincia a fare la vittima dicendo cose solite che si dicono in questi casi del tipo “Nessuno ti aiuta mai nel momento del bisogno ” ecc , ma proprio mentre stavo andando via , lei mi afferrò per il braccio e con aria quasi minacciosa avvicinando la sua testa alla mia patteggiò “laverai i piatti anche stasera dopo cena”.
    Fingevo indifferenza , ma dentro di me si stampò un sorriso immenso e corsi in camera a prendere le corde. Ero agitato perché avevo il terrore che lei potesse cambiare idea quindi presi tutte quelle che avevo senza sceglierle.
    Quando tornai da lei era seduta su una sedia e con lo sguardo verso la tv ,aveva le gambe accavallate e un braccio che spariva dietro la sedia passando sullo schienale. Per un attimo ebbi il terrore che avesse cambiato idea , ma appena mi vide si alzò e mi venne incontro lanciando sempre uno sguardo alla tv.
    Mentre mi dirigevo verso di lei ero intento a sgrovigliare le corde mentre lei le guardava come se cercasse di capire come potersi liberare prima di essere legata.
    Così facendo mi porse i polsi mettendo le braccia tese davanti a se. Questo mi deluse molto perché avrei voluto legarle le mani dietro , ma in quel momento mi parve di chiedere troppo quindi cominciai ad avvolgerle le corde attorno ai polsi e alle maniche del maglione che coprivano parte delle mani . Riuscì a fare 3 giri , il campanello del citofono mi congelò come lo scoppio improvviso di un palloncino. Ovviamente lei si liberò subito dalle corde e andò a sentire chi era. Pensavo che l’avvenimento avesse rovinato tutto , invece lei tornò porgendomi di nuovo le mani , e questo mi diede abbastanza coraggio da osare di più. “Meglio dietro le dissi…lei scappa dalle corde con le mani legate dietro”. Sabrina sbuffò facendo balzare il ciuffo sulla fronte e , incredibilmente si voltò incrociando i polsi sul suo fondoschiena , mentre con la testa puntava il soffitto , quasi come se stesse sopportando una seccatura indicibile.
    Il cuore stava per uscirmi dalla gola mentre andavo dietro di lei girandole attorno come fossi stato su una scala a chioccia. I suoi polsi erano accavallati uno sull’altro a formare una x e le mani e le dita completamente abbandonate. Cominciai a mettere in pratica subito tutto ciò che avevo imparato. Presi la corda sottile di canapa e ne unì i due capi formando una doppia corda che feci passare tra i polsi e la sua schiena ,poi infilai le due estremità della corda dentro il cappio che si era formato e strinsi lentamente e dolcemente in modo che non si spaventasse. Cominciai poi ad avvolgere la corda attorno ai polsi in senso orizzontale e dopo 4 giri separai i capi e cominciati ad avvolgerli verticalmente attorno ai polsi fino al doppio nodo finale. Avevo saldato perfettamente i due polsi a x con una legatura e croce, mentre Sabrina rapita dalla tv non si curava di nulla tenendo sempre le sue mani abbandonate sul suo fondoschiena. A questo punto toccava ai piedi ,con lo sguardo su di lei usai un l’altra corda e la stessa tecnica ,cappio con doppia corda e poi cominciai ad avvolgere. I suoi piedi erano già saldamente uniti quindi non si era avveduta inizialmente di quello che stavo facendo ma verso gli ultimi giri guardò in basso di scatto dicendo: “Pure i piedi!”. Fingendo di non averla sentita finii la legatura ai piedi e mi alzai in piedi , ma lei non stava guardando la tv ma stava fissando me con tono di sfida ,per rimarcare il fatto che mi ero approfittato della sua distrazione. Io feci il finto tonto e dissi che andavo a lavare i piatti , lei mi seguì un po’ con lo sguardo poi tornò a guardare la tv. Mentre lavavo i piatti la osservavo continuamente sperando che desse un accenno di lotta contro i legacci ma lei se ne stava li immobile con le mani e i piedi legati come fosse una cosa che non la riguardasse , poi ad un certo punto cominciò a guardarsi intorno , intravide quello che cercava la sua pigrizia , una sedia…Finalmente accennava ad una reazione. Sulle prime cercava di camminare verso la sedia ma riusciva ad ottenere solamente dei miseri passettini che stancavano e non producevano nessun risultato ,poi capì il da farsi e si esibì in un paio di salti che le fecero danzare i capelli sulle spalle e oscillare il bordo della gonna. Si sedette lasciandosi cadere sulla sedie e continuò imperterrita a guardare il programma in tv. Mi ero ripromesso di non spaventarla per non far si che uscisse dal gioco ed era stato eccitante ed emozionante riuscire nel mio intento ma ora il tutto era diventato leggermente noioso, lei avrebbe atteso per un po’ e poi mi avrebbe chiesto di slegarla e a quel punto non potevo certo rifiutarmi , sarebbe stato un sequestro di persona, oltre che una violenza nei suoi confronti. Dovevo fare in modo che il gioco si ravvivasse ma che allo stesso tempo non finisse. All’improvviso squillò il telefono era la sua occasione per cui attivò prevedibile scusa: “Il telefono , liberami devo rispondere”. Ovviamente andai a rispondere io fingendo di non averla sentita ,non era per nessuno dei due . Al mio ritorno mi chiese chi era e io le risposi, lei allora mi chiese se avevamo finito , io le risposi : “Non ancora”. ...Lei sbuffò lievemente. In giro per la cucina vi erano sempre stracci o panni che in genere si usano per asciugare i piatti, ne intravidi uno appoggiato sulla spalliera di una sedia , un canovaccio bianco a strisce colorate verticali e orizzontali che si incrociavano formano dei disegni quadrati. Appena lo presi e cominciai a piegarlo in due unendo i lembi e formando un triangolo lei già aveva capito tutto , ma mi seguiva con lo sguardo sperando di aver frainteso e non parlava per paura di darmi un idea che magari non avevo avuto. Appoggiai il panno sulle sue gambe e lo ripiegai più volte in modo da formare la striscia di stoffa media che serviva come bavaglio. Benché avesse ben capito esclamò : “Cosa devi fare ora?” e prima che potesse dire altro presi la striscia di stoffa tenendola tesa tirandola dalle due estremità come se volessi strapparla e la premetti sulla sua bocca. Prima dell’occultamento delle sue labbra lei fece in tempo a dire solo ASP….Mi mossi velocemente dietro di lei mentre lei batteva i piedi per terra come se ci fosse un insetto che volesse schiacciare….E nel frattempo continuava AHEHA ,AHEHA ,MOOO. Ad un tratto suonò il campanello, io mi fermai assieme al mio cuore , e a quel punto lei trasformò la mia sfortuna nella sua fortuna, fece uno scatto dalla sedia e saltellò a gran velocità verso la finestra per vedere chi era, mentre lo straccio era caduto per terra a metà strada tra la sedia e la finestra dove si era diretta.
     
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    Bello Bello!!....Continua al piú presto...😉
     
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